scrittura creativa

Dal corso di scrittura creativa alla pubblicazione: Domenica latente.

Notizie |  6 Febbraio 2020

scrittura creativa

Seguendo un corso di scrittura creativa, si diventa scrittori o scrittrici? No.

O meglio, se volete sì, ma non sarà sufficiente un corso di scrittura. E nemmeno due, dieci o cento. No, nemmeno quelli tenuti da scrittori famosi.

In un corso di scrittura creativa si acquisiscono strumenti, si trascorrono momenti intensi, ci si mette alla prova. Si fa palestra insomma. Ma non tutti quelli che frequentano una palestra diventano degli olimpionici o iniziano a farne una professione. Si può anche andare in palestra per tutta la vita, divertendosi (non sarà mai il mio caso, tengo a precisare).

Comunque. Tengo corsi di scrittura creativa da diversi anni ormai. Hanno partecipato persone molto diverse tra loro e con obiettivi diversi. Alcuni sono stati felici di compiere un percorso creativo personale, altri hanno affinato le loro tecniche e qualcuno ha pubblicato racconti o addirittura romanzi. Per me, è stata sempre e comunque una grande soddisfazione.

Per questo, ho deciso di iniziare a pubblicare alcuni dei migliori racconti che sono nati durante le edizioni passate del mio corso di scrittura creativa, perché sono belli e perché meritano di volare ben oltre il corso in cui sono stati pensati.

[Se volete iscrivervi al prossimo corso in programma, potete farlo qui]

Il racconto di oggi è di Gabriella Marra. Un momento autobiografico che esprime con delicatezza sentimenti ed emozioni. Buona lettura.

Domenica latente

Era una bellissima domenica di sole e mio cugino Roberto aveva fatto la Prima Comunione.
Io ero più piccola di lui: avevo sei anni ed ero felicissima di essere al ristorante.
Ad un tratto, tutto cominciò a tremare: era l’ennesima scossa di terremoto che sconvolse tutti. I miei si guardarono negli occhi e presero una decisione assieme ai miei zii, che erano venuti da Chieti.
Ci saremmo trasferiti da loro, io e Daniela, mia sorella.
Avremmo vissuto con i miei zii e i miei ci avrebbero raggiunte tutti i weekend in attesa del trasferimento sul lavoro.
All’inizio ero molto entusiasta, ma poi nel quotidiano la mia mamma mi mancava tantissimo. Anch’io come i mei compagni, avrei voluto trovare lei all’uscita di scuola e avere le sue coccole ogni volta che ne avevo voglia.
Invece, mi toccava aspettare il mercoledì sera per sentire la sua voce, quando, dopo la puntata di Dallas, andavamo dai vicini che avevano il telefono e lei ci chiamava.
Il venerdì sera mettevo il suo pigiama sotto il mio cuscino, così al suo arrivo mi avrebbe svegliata.
Il suo treno arrivava il venerdì a mezzanotte e lei riusciva sempre a non svegliarmi.
Il sabato era il mio giorno preferito: era tanto bello, quanto era malinconica e triste la domenica pomeriggio.
La domenica pomeriggio alle tre arrivava il pullman che la riportava a Napoli. A quell’ora per me il cielo era già buio. Ho l’immagine impressa delle foglie che cadono dagli alberi portate dal vento e quel pullman che va via.
E porta la mia mamma lontano.
E lascia solo malinconia, che resta latente ogni domenica pomeriggio.